HYPERION Lirica in forma di spettacolo di Bruno Maderna e Virginio Puecher Dal poema diFriedrich Holderlin Flauto solista Severino Gazzelloni Soprano (La Donna) Marjorie Wright Direttore e concertatore Karl Martin Regia Virgnio Puecher
Scene Carlo Paganelli Costumi Daniela Zerbinati Parti filmate di Gianni e Alberto Buscaglia Azione coreografica Rosita Lupi Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Produzione Teatro La Fenice Venezia, 1977
Le parti filmate
"Le rire o Dodici televisori" Immagini cinetiche e forme astratte in movimento da materiali televisivi di repertorio.
"Il passato mi stava dinnanzi come uno spaventoso deserto" Immagini documentarie di repertorio dei maggiori fatti “collettivi” accaduti nel mondo tra il 1964 e il 1977.
Montaggio e regia di Alberto e Gianni Buscaglia negativo b/n1 6mm, 5' e 6'10" (1977)
Nell’autunno del 1977 il regista Virginio Puecher, maestro e amico dai tempi in cui con mio fratello Gianni eravamo fotografi di scena al Piccolo Teatro di Milano, ci contattò per uno spettacolo lirico che doveva realizzare al Teatro La Fenice di Venezia. Ci vedemmo nella sua casa di campagna, dove, davanti al modellino della scena dell’opera coeografica che doveva mettere in scena, Hyperion di Bruno Maderna (1920-1973), ispirato al poema di Friedrich Holderlin, ci parlò del suo progetto di regia proponendoci la realizzazione delle parti filmate dell’opera, che doveva debuttare nel Teatro veneziano il 14 dicembre di quello stesso anno.
Il primo filmato, Le rire o Dodici televisori, doveva essere un montaggio dal ritmo rapidissimo con immagini ricavate da sigle televisive, un gioco grafico astratto e piuttosto ipnotico. Il secondo, Il passato mi stava dinnanzi come uno spaventoso deserto, un susseguirsi di immagini senza soluzione di temporalità dei principali avvenimenti “collettivi” accaduti tra 1964 e il 1977, dal conflitto del Viet Nam alle grandi manifestazioni del '68, alla strategia della tensione in Italia, alla fine del colonialismo in Africa, ecc. Entrambi i corti dovevano avere delle durate precise, dettate naturalmente dalla partitura musicale.
Ritornare a collaborare con Virginio, per di più in un'opera di uno dei grandi musicisti del Novecento, era per noi un grande onore oltre che un grande piacere. Accettammo subito, nonostante il poco tempo a disposizione e il problema non secondario che in quel periodo sia io che Gianni eravamo impegnati con la Rai; cosa che però ci agevolò nell’accesso agli archivi della Rai di Roma per la ricerca del materiale cinematografico e televisivo di repertorio di cui avevamo bisogno e per la sua duplicazione. Lavorammo con il tempo contato: mentre Puecher cominciava le prove dell’opera in teatro a Venezia, noi, dopo le ricerche romane anche in archivi privati, sulla moviola di uno studio Milanese montavamo il materiale cinematografico dei due filmati e di quello che Puecher aveva girato per le calli veneziane con Severino Gazzelloni (flauto solista nell’opera), lavorando con il montatore sulle basi musicali che Maderna aveva realizzato nello studio di fonologia della Rai. Arrivammo, come succede quasi sempre in teatro, sul filo di lana, dopo aver percorso la penisola tra Roma, Milano e infine Venezia, al Teatro La Fenice, dove l’opera di Maderna nella versione registica di Puecher andò in scena con successo, e dove facemmo la conoscenza di scenografo e costumista delle nostre future prime regie teatrali, Carlo Paganelli e Daniela Zerbinati, già allievi di Puecher all’Accademia di Brera e suoi giovanissimi collaboratori in teatro.