Alberto e Gianni Buscaglia, Antonio Porta, Nelo Risi
da un soggetto diFranco Levati,
con
Bruno Ganz
Laura Morante
Claudine Auger
Ivan Desny
Gabriele Villa
Cinzia De Ponti
Pier Angelo Pozzato
Silvia Cohen
musiche originali Morris Albert
fotografia Lamberto Caimi
regia di Nelo Risi
prodotto da Franco Levati per RAI Uno, Taurus Film, Filmleading
(Italia, Germania, 1988)
La critica
Nelo Risi, regista in nome di Freud
"(...) Non sarà per avventura, ad esempio, che la poesia e il cinema di Nelo Risi siano molto frequentati da personaggi femminili, e che le motivazioni dell'inconscio siano spesso una chiave per penetrarli. Il caso più recente è offerto da "Un amore di donna", il lungometraggio presenato in anteprima mondiale a Conegliano Veneto (Antennacinema, Incontri di cinema e televisione, 1988, ndr), col quale Risi torna al cinema dopo una decina d'anni. (...) La protagonista è Gabriella -interpretata con la consueta asciuttezza da Laura Morante - che da bambina ha assistito a una scena la quale resterà poi un segreto di famiglia, ma dove è la radice della sua ostilità verso la mamma, del suo rimpianto del padre scomparso, del suo rancore verso l'avvocato di casa, l'amante della madre al quale Gabriella fu sposata giovanissima e che ora si rifiuta di concedere il divorzio. Scritto da Antonio Porta con i fratelli Buscaglia e lo stesso Risi su un soggetto del produttore Franco Levati, il film coglie Gabriella nel momento cruciale del suo incontro con un collaudatore di aviogetti, un Franco cinquantenne (l'attore è un Bruno Ganz un po' spaesato) nel quale essa ama la perduta immagine paterna, e col quale forse s'accompagna dopo aver sparato al marito e indotto la madre a confessare un delitto. "Un amore di donna" è un film di commissione, costruito su una storia che sposa la sentimentale Liala al Moravia antiborghese, li cuoce in salsa freudiana, tiene d'occhio il cinema gradevole di Lelouch e trascorre turisticamente da Milano al lago di Varese, da Tradate a Pantelleria, da Nyon in Svizzera a fabbriche e basi areonautiche in cui si provano gli ultimi modelli. Ma è anche un film che compensa la facilità dell'anedotto (...) con la vivacità e la ricchezza delle immagini e delle svolte narrative, favorito dalla fotografia di Lamberto Caimi e dalle musiche di Morris Albert, ma soprattutto dall'occhio limpido di Nelo Risi che sa trarre da paesaggi diversi, siano offerti dalla natura o cercati dallo scenografo Enrico Scampini nelle case di lusso e nelle officine aereonautiche, spunti piacevolissimi. Con in più le fulminee puntate del jet, l'avventuroso salvataggio del pilota paracadutato nel lago (...): di volta in volta uno spettacolo emozionante e una metafora dei rapporti fra i personaggi, dei vari comportamenti che, come i velivoli, uomini e donne tengono fra cielo e terra." Giovanni Grazzini, Corriere della Sera, 22 marzo 1988
Cinema elagante che sa di passato
"Di fronte a "Un amore di donna" di Nelo Risi" si prova un effetto, non sgradevole, di film "demodè; ed è addirittura, come cercherò di spiegare, un effetto doppio. (...) Non è soltanto per la presenza dello stesso operatore, il bravo Lamberto Caimi, che un "Amore di donna" ricorda un film dei primi anni '60, "Una storia milanese" di Eriprando Visconti. Sono film che si assomigliano: firmati entrambi da registi lombardi, ambientano un discorso sui sentimenti nella cornice dei rapporti famigliari, cercano sfondi suggestivi fra i laghi e le Alpi, si aprono alla collaborazione dei letterati (...) Direi insomma che il film, per attente scelte di gusto e stile, ci fa fare un tuffo nel passato; e anche quell'avvocato (marito di Gabriella e amante della madre, ndr) partecipa della natura diabolica di certi "terzi incomodi" del giovane Bergman.
Fino a questo punto, "Un amore di donna" svela i difetti delle sue virtù: garbo, finezza e riserbo da una parte, dall'altra tempi morti, una blanda reticenza e un tono esangue. Ma c'è qualcosa di più vecchio, ed è il doppio effetto retrò al quale alludevo: la professione del protagonista, la sponsorizzazione dell'Areonautica militare, l'eccessivo tricoloreggiare della sequenza finale rimandano a certi film degli anni '30 dove si coniugavano amori grandi e venti di guerra. Se n'è reso conto il sensibile Risi quando ha messo in casa di Franco, tra i tani libri che poteva scegliere, i discorsi di Mussolini?
Insomma un film tipo anni '60 che ricorda un film degli anni '30. In armonia con le figure adeguate di Ivan Desney e di Claudine Auger, ben scelti e convincenti, perfino la bellezza incisiva ed espressiva di Laura Morante ha una patina antica. Bruno Ganz, invece, è un antieroe di oggi ed è bravissimo a indovinare complessità e sfumature di un personaggio che pretende di non averne.
Post scriptum. E' giusta la ribellione di Nelo Risi contro il produttore, che ha appioppato al film della musica da discoteca. Ai tempi di "Una storia milanese", Visconti nipote, con l'entusiastico assenso dei produttori, affidò il commento musicale a Johon Lewis del Modern Jazz Quartet. Finezze del cinema d'allora, brutalità del cinema d'oggi."