Avventure morte e dannazione di Don Giovanni - Alberto Buscaglia

Alberto Buscaglia
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Avventure morte e dannazione di Don Giovanni

dal "Convitato di Pietra, Opera Regia ed Esemplare"
di G.A. Cicognini e dai canovacci della Commedia dell'Arte

testo e regia di  Alberto e Gianni Buscaglia

scena di  Carlo
Paganelli
costumi di  Daniela Zerbinati
musiche di  Giovanna Busatta

chitarra  Patrizia Rebizzi
luci  Sandro Carminati
Maschere di  Alberto Chiesa
Aiuti registi  Margareta Kraus, Umberto Troni


con
Donna Isabella     Adriana Di Guilmi
Don Giovanni      Carlo Montagna
Re di Napoli        Marco Balbi
Don Pietro           Riccardo Mantani
Passarino            Riccardo Pradella
Fichetto             Silvano Piccardi
Duca Ottavio      Gianni Quillico
Rosalba              Valeria Falcinelli
Dottor Graziano   Marco Balbi
Pantalone           Maurizio Scattorin
Brunetta             Milena Albieri
Re di Castiglia    Natale Ciravolo
Commendatore    Riccardo Mantani
Donn'Anna         Miriam Crotti
Il Romito            Giancarlo Ratti  

Compagnia Stabile del Teatro Filodrammatici
Milano, 1980

"I Comici dell’Arte entrano nel Palazzo. Prendono possesso dello spazio della rappresentazione: tra quelle forme rigide e austere i comici portano sul palcoscenico con irruenza gli umori di una vitalità e creatività senza regole, che attinge la propria ispirazione nella vita stessa dell’attore girovago.
Al di là di quello spazio i Signori di una immaginaria Corte assistono alla rappresentazione blasfema e moralistica insieme del seduttore Don Giovanni, il Burlador di Siviglia, personaggio alla moda sui palcoscenici dei teatri del tempo.
Ma inevitabilmente, trasgredendo le regole del Teatro “colto”, ormai sclerotizzato in forme ampollose o assurdamente macchinistiche, i Comici dell’Arte sostituiscono alla ideologia della Morte, il piacere, tutto vitale, del gioco della rappresentazione."

(Note di regia, dal programma di sala)
La critica
"(...) I due Buscaglia non si limitano ad inscenare il testo seicentesco a cui ebbe direttamente a ispirarsi pochi anni dopo il grande Poquelin, bensì lo integrano con altri canovacci di quella "commedia dell'arte" che, essendosi appropriata della commedia spagnola, liberamente la reiventa e arditamente la scompone e ricompone per le compiacenze canagliesche della sfrenata comicità del plebeo "improvviso" inteso e vissuto come trasgressione nei confronti dell'ormai estenuato teatro "colto", sia nellesue proiezioni arcadico accademiche che nella sua propensione "meravigliosa" (...) Il risultato più evidente di una tale contaminazione capriciosa ma non illegittima è un perenne controcanto sarcastico e grottesco che spoglia il protagonista di gran parte della sua tragica grandezza di contestatore; qui è sdrammatizzata la sfida di Don Juan al Cielo - e per lui al Convitato di Pietra - e semmai messe in caricatura le altisonanti proposizioni della lingua barocca (...) Non a caso (...) si impongono in queste Avventure, morte e dannazione gli sberleffi, anzi i lazzi, delle maschere. Sicché i veri protagonisti dello spettacolo risultano i servi bergamaschi Passarino e Fichetto, l'uno al servizio del sulfureo Don Giovanni, l'altro agli ordini dell'allocco e pomposo Duca Ottavio (...) La miniaturizzata sala d'armi del Palazzo della Pilota fa da scena fissa, nella ingegnosa ricostruzione scenografica di Carlo Paganelli, ad una "sartoria seicentesca" che Daniela Zerbinati risolve in costumi di prevalenti toni pastello, mentre Patrizia Rebizzi interpreta alla chitarra musiche di Giovanna Busatta, accortamente al confine seicentesco fra sistema modale e tonalità. Per dialoghi e maschere ha collaborato l'attore veneziano Umberto Troni, da tempo consacratosi allo specifico recupero. Alla fine è stata festa grande, in un tourbillon di innumeri "chiamate".
Gastone Geron, Don Giovanni e le maschere della commedia dell'arte, il Giornale, 13 marzo 1980
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